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IL PIANO ERP (MARSHALL) E IL TRASFERIMENTO DEI FONDI DEL TLT

Nel 1955 il legislatore italiano pone in atto un  disegno di legge che fa confluire  (in maniera poco chiara)  in  un  unico  “Fondo  Trieste  e  Gorizia”  le  consistenti  somme  derivanti  dal  Fondo  E.R.P. (European  Recovery Program) a favore di Trieste ed altre quote di investimenti accumulati negli anni dal Governo Militare Alleato.


Gli  stanziamenti  concessi  successivamente  dall’Italia  a  Trieste  attraverso  il  cosiddetto  “Fondo Trieste” non sono altro che parziali restituzioni dei fondi già di diritto appartenenti al territorio di Trieste.


Notevole parte dei fondi sono stati utilizzati per l’accoglimento di  13.000 esuli dalle terre controllate dalla Jugoslavia e per la ricostruzione a seguito dei danni di guerra.

INIZIA UNA SISTEMATICA POLITICA DI CANCELLAZIONE DELLA MEMORIA

La poca attenzione prestata dalla comunità internazionale ormai alle prese con la Guerra Fredda ha favorito l’opera di indottrinamento delle popolazioni sia da parte italiana che jugoslava.


Nelle  scuole  scompare  qualsiasi  riferimento  al  Territorio  Libero  di  Trieste  ed  ai  diritti  dei  suoi cittadini. Alla prima ora di lezione viene imposto il canto dell’inno nazionale italiano.  Il programma scolastico  è  quello  italiano.  I testi  scolastici di  storia  si  fermano  alla  prima  guerra mondiale,  con commenti di parte.

INIZIA UNA SISTEMATICA POLITICA DI BLOCCO ECONOMICO DI TRIESTE

Se si fa un’analisi degli eventi occorsi a Trieste dall’arrivo dell’Italia si può facilmente dedurre quale sia stata –  e lo è tuttora con maggior spregiudicatezza  –  la politica di sfruttamento del territorio di Trieste.


I  seguenti  comparti  economico/industriali  che  avevano  sedi  e  stabilimenti  a  Trieste  sono  stati progressivamente assorbiti, annichiliti, trasferiti nella penisola o “venduti” a compagnie estere.


-  Alimentari (es.: Arrigoni, Gaslini, Dreher, Stock, Vidiz, ...)

-  Cantieristica e riparazioni navali (CRDA, Off. Ponti e Gru, Arsenale, ...)

-  Assicurazioni (Generali, Lloyd Adriatico, RAS, ...)

-  Compagnie di navigazione (Lloyd Triestino, Premuda, Navigazione Alto Adriatico, Tripcovich, ...)

-  Banche (Banca Commerciale Triestina, Cassa di Risparmio, ...)

-  Pesca (limitazione acque territoriali)

-  Raffinerie (Aquila, Esso, ...)

-  Tessili (Beltrame, Jutificio, Calza Block, Vele Zadro, ...)

-  Farmaceutica (Fissan, Diaco, ...)

-  Altre industrie (Italcementi, VM, Manifattura Tabacchi, Lucky Shoes in P.V., ...)

-  Sanità (Sanatorio Triestino, attuali ridimensionamenti in corso: Burlo, Cattinara, ...)

- Servizi (ACEGAS ora confluita in HERA, ... )

-  Trasporti (Trieste Trasporti in fase di regionalizzazione e privatizzazione, ...)

-  Ferrovie (dismissione servizi in porto franco nord, eliminazione collegamenti con il Nord-Est, materiale rotabile di proprietà regionale, Direzione FS trasferita, ...)

-  Commercio (COOP, Godina, Marchi Gomma ...)


La  “sdemanializzazione”  del Punto Franco Nord  è l’ulteriore conferma dell’intenzione di arrestare ulteriormente lo sviluppo di industrializzazione portuale in regime di tassazione agevolata.

Manifesto del Piano Marshall da notare la bandiera di Trieste con fondo blu


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